sabato 15 settembre 2007

Guida: CCD - CMOS.

Entrambe sono tecnologie utilizzate per realizzare sensori per la cattura di immagini digitali e si basano sul silicio per convertire la luce in cariche elettriche e quindi in segnali elettronici. In un sensore CCD (Charge Coupled Device) la carica di ogni pixel viene raccolta a turno per essere convertita in tensione, parcheggiata in un buffer e fatta uscire dal chip come segnale analogico. Nei sensori CMOS (Complementary Metal Oxide Semiconductor) ogni pixel è dotato di un convertitore da carica a tensione e di un circuito di digitalizzazione che permette al chip di fornire il suo output già in formato digitale. I vantaggi del CCD includono alta densità dei pixel, alta dinamica, uniformità e basso rumore; per contro sono costosi da produrre e richiedono vari livelli di tensione di alimentazione. Tra i vantaggi del CMOS ci sono il processo produttivo assai comune, l'alto livello di integrazione e la bassa tensione e potenza di alimentazione. Finora quasi tutte le fotocamere digitali hanno adottato un sensore CCD per i vantaggi offerti in termini di qualità dell'immagine. Solo negli ultimi anni il processo di fabbricazione CMOS ha permesso di risolvere vari problemi, come il rumore di fondo e l'uniformità tra gli amplificatori di ciascun pixel. La Canon EOS-D30 del 2000 è un esempio di fotocamera reflex basata su un sensore CMOS da 3 Mpixel. Un'altra eccezione è la Sigma SD9 D-SLR, la prima fotocamera basata sul sensore CMOS Foveon X3, l'unico a fornire tre segnali di colore per pixel. Tutti gli altri sensori in commercio ricevono un solo colore per pixel e devono ricorrere all'interpolazione tra gruppi di pixel per poter assegnare la completa tonalità RGB (rosso, verde, blu) a ciascun pixel.

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