venerdì 8 ottobre 2010

Bilanciamento del bianco

Fonte: Tutti Fotografi
Articolo a cura di: Gerardo Bonomo

Tra le innovazioni più interessanti del sensore rispetto alla pellicola c'è indubbiamente il bilanciamento del bianco.

Il bilanciamento del bianco è una "recente" novità in fotografia mentre era già usato perfino nelle prime videocamere che già allora avevano in comunque con le fotocamere digitali odierne il sensore di ripresa.

Utilizzando la pellicola si hanno sostanzialmente due tipologie di pellicole, la daylight, tarata per lavorare in luce solare/naturale, quindi intorno ai 5.600°K e la Tungsten, tarata per lavorare con determinate lampade al Tungsteno a 3.200°K. Qualsiasi situazioni con temperature di colore intermedie o utilizzo di pellicole daylight in luce artificiale e viceversa viene risolta utilizzando i filtri ottici di conversione o di compensazione.


In digitale le cose sono decisamente migliorate: la fotocamera valuta la temperatura di colore della luce ambiente e, in base al tipo di settaggio, amplifica dei tre canali RGB quello "povero". Lavorando per esempio in un ambiente illuminato da lampadine a incandescenza, si otterrò uno spettro luminoso povero proprio nella radiazione blu che viene amplificata on camera per riportare la temperatura di colore a livelli corretti.
Il bilanciamento del bianco avviene comunque "dopo lo scatto", nel momento in cui il file RAW viene analizzato dalla CPU della macchina. Ed è proprio il motivo per cui, scattando in RAW; è anche possibile ribilanciare a piacere l'immagine anche in postproduzione.

A seconda del modello di fotocamera digitale avremo la possibilità di impostare diverse tipologie di bilanciamento del bianco, a cominciare da quella più semplice, Automatica, per passare a quello già standardizzate nelle situazioni più comuni, quindi sole, lampadina al tungsteno, lampada al neon, ombra scoperta e arrivare al più fine e raffinato dei bilanciamenti del bianco, quello manuale.

La maggior parte delle situazioni fotografiche possono essere risolte senza problemi affidandosi ai bilanciamenti preselezionabili. Nelle fotocamere dell'ultima generazione è anche e addirittura possibile effettuare il bilanciamento del bianco impostando direttamente i gradi Kelvin stimati per l'illuminazione principale della scena. Il problema è che non è altrettanto semplice stimare a occhio i gradi Kelvin della scena.

E' per questo e per altri motivi che ai bilanciamenti "preconfezionati" si aggiunge sempre la possibilità, comune a tutte le fotocamere di effettuare il bilanciamento del bianco in modalità PRE, o Manuale. Proprio per quanto appena detto sul fatto che il wb viene impostato dalla fotocamera, in tempo reale, sulla foto appena scattata, per effettuare un bilanciamento del bianco in PRE è necessario scattare una vera e propria immagine, che la macchina non salverà nella scheda di memoria ma che userà per tarare al meglio il bilanciamento del bianco di tutte le immagini seguenti, fino a che non verrà nuovamente reimpostato il PRE WB.

Per effettuare un corretto PRE WB è necessario impostare la fotocamera su un'accoppiata tempo/diaframma che sia corretta per la quantità di luce presente sulla scena puntando la fotocamera versoi una superficie bianca che sia la più neutra possibile: una qualsiasi dominante di colore presente sulla superficie bianca inficerebbe infatti la prova. Proprio per il fatto che è necessario scattare con un'accoppiata tempo/diaframma che non vada a bruciare il bianco, un altro approccio per il PRE WB è quello di adoperare un cartoncino grigio neutro, la famosa gray card che si utilizza anche per tarare una misurazione esposimetrica on camera in luce incidente. Le gray card infatti, oltre a riflettere esattamente il 18% della luce, sono anche realizzate in un colore grigio perfettamente neutro. Ma superfici bianche, o cartoncini bianchi o ancora cartoncini grigi non sempre possono essere a portata di mano: è qui che entra di nuovo in gioco l'Expodisc.

L'Expodisc infatti trasmette solo il 18% della luce incidente, esattamente come il cartoncino grigio ed è costruito in un materiale opalino perfettamente neutro in grado di trasmettere dello spettro RGB la stessa quantità di lunghezza d'onda per canale. Nell'uso pratico l'Expodisc è molto semplice; innanzitutto trova posto in qualsiasi borsa fotografica, visto che ha le stesse dimensioni di un comunque filtro ottico fotografico. A differenza poi dei cartoncini bianchi o grigi non si sporca, o comunque può facilmente essere pulito con un panno umido e ancora, rispetto ai cartoncini, occupa meno posto, non si rischia di piegarlo o spiegazzarlo e sopratutto mantiene assolutamente coerente negli anni sia il fattore di assorbimento che di trasmittanza della luce, senza rischiare di modificarli sia nella saturazione che nella tonalità rispetto a un cartoncino grigio.

Quattro diverse situazioni di bilanciamento. In basso a destra Expodisc

 
L'Expodisc è disponibile in diversi diametri, per adattarsi al diametro degli obiettivi: di norma lo si acquista del diametro corrispondente a quello dell'obiettivo a sua volta dotato del passo filtri di diametro maggiore, e in questo caso viene fissato alla filettatura portafiltri attraverso tre microsfere di acciaio incorporate - e lo si usa poi semplicemente appoggiato davanti alle ottiche con diametro inferiore.

L'Expodisc è disponibile in due diversi modelli, uno Neutral, fornito con un cordoncino blu, e uno Portrait – cordoncino giallo - , realizzato in in materiale opalino dotato di una leggerissima intonazione fredda che permette di ottenere un PRE WB che restituisce in modo più naturale l'incarnato. Noi suggeriamo di utilizzare il modello Neutral per riservarci poi leggeri riscaldamenti del WB personalizzati in postproduzione. Tuttavia se l'impiego principale è nella foto di persone o si lavora a latitudini "nordiche" il modello Portrait contribuisce a dare più "calore" all'immagine.

a sinistra Neutral a destra Portrait

L'Expodisc può naturalmente essere anche utilzzato con qualsiasi sorgente di illuminazione flash, sia esso quello incorporato nella fotocamera, piuttosto che a slitta, una monotorcia o un bank. In questi ultimi due casi, infatti, non è raro che certi teli di bank si siano ingialliti nel tempo e a volte non basta quindi, come potrebbe sembrare, impostare il WB della fotocamera su "flash"; utilzzando invece l'Expodisc e misurando in questo modo in PRE WB la luce generata dai flash sia ha la sicurezza "matematica" di scattare nelle perfette condizioni di temperatura di colore. Altra esigenza è quando si utilizza il flash facendone "rimbalzare" la luce su un polistirolo o una parete: in questo caso la temperatura colore originale del flash viene alterata ed Expodisc ci permette di ripristinarla al volo.
E' sì altrettanto vero che in postproduzione è possibile fare miracoli, ma indubbiamente poter ottenere già in scatto immagini perfette elimina noiosi tempi sucessivi di postproduzione, tanto immagine per immagine che anche in batch. Inoltre un corretto bilanciamento del bianco in fase di ripresa consente di ottenere subito colori corretti e coerenza cromatica in tutte le immagini.
Se poi si lavora in RAW potrebbe essere una buona idea conservare, per ogni situazione di luce, uno scatto "bianco" fatto con l'expodisc davanti all'ottica. Questo scatto sarà quindi utilizzabile per bilanciare, con un solo click, tutta la sequenza di scatti successivi.

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